mercoledì 13 giugno 2012

Dentro una canzone - Creuza de ma


Ogni poesia si apprezza e si capisce meglio se accompagnata da un approfondimento, che aiuti a capirne il pieno significato. Ecco che allora mi sono ripromesso di sviscerare i testi della nostra scaletta, pensando anche ciò che ci ha portato a scegliere una canzone piuttosto che un'altra. Un punto di vista strettamente personale, atipico, che non considera solo ciò che De Andrè diceva delle sue canzoni ma si appoggia principalmente a ciò che le canzoni dicono a noi, attraverso il testo, il suo significato, e le note che lo accopagnano.

Crèuza de ma
Umbre de muri muri de mainé
dunde ne vegnì duve l'è ch'ané
da 'n scitu duve a l'ûn-a a se mustra nûa
e a neutte a n'à puntou u cutellu ä gua
e a muntä l'àse gh'é restou Diu
u Diàu l'é in çë e u s'è gh'è faetu u nìu
ne sciurtìmmu da u mä pe sciugà e osse da u Dria
e a funtan-a di cumbi 'nta cä de pria
E 'nt'a cä de pria chi ghe saià
int'à cä du Dria che u nu l'è mainà
gente de Lûgan facce da mandillä
qui che du luassu preferiscian l'ä
figge de famiggia udù de bun
che ti peu ammiàle senza u gundun

E a 'ste panse veue cose ghe daià
cose da beive, cose da mangiä
frittûa de pigneu giancu de Purtufin
çervelle de bae 'nt'u meximu vin
lasagne da fiddià ai quattru tucchi
paciûgu in aegruduse de lévre de cuppi

E 'nt'a barca du vin ghe naveghiemu 'nsc'i scheuggi
emigranti du rìe cu'i cioi 'nt'i euggi
finché u matin crescià da puéilu rechéugge
frè di ganeuffeni e dè figge
bacan d'a corda marsa d'aegua e de sä
che a ne liga e a ne porta 'nte 'na creuza de mä


 
Iniziamo dal titolo: la locuzione ligure crêuza de mä, nel genovesato, definisce un viottolo o mulattiera, talvolta a scalinata, che abitualmente delimita i confini di proprietà e porta (come del resto fanno praticamente tutte le strade in Liguria) dall'interno verso il mare. Già dal titolo si fa riferimento a una linea di confine che separa due mondi completamente differenti. La traduzione letterale è quindi "viottolo di mare" o, utilizzando un ligurismo, "crosa di mare". L'uso del dialetto esprime la genuinità della canzone, la radica in un certo territorio, in certi usi e costumi che altrimenti andrebbero descritti, ma che non avrebbero lo stesso sapore se "raccontati". Questa canzone apre l'album omonimo, scritto interamente in dialetto.
 
Crèuza de ma

Ombre di facce facce di marinai
da dove venite dov'è che andate
da un posto dove la luna si mostra nuda
Ecco i protagonisti del brano: i pescatori vengono presentati come stranieri della terra ferma, ombre di cui non bisogna fidarsi. Loro vengono da lontano, da un posto "dove la luna si mostra nuda" perchè in mare non ci sono alberi o case o colline che ne ostacolino la vista. 

e la notte ci ha puntato il coltello alla gola
e a montare l'asino c'è rimasto Dio
il Diavolo è in cielo e ci si è fatto il nido
La vita sui pescherecci è pericolosa, si rischia la vita. Il mare non è la terra ferma, in mare non c'è Dio, il mare li abbandona in balia degli elementi.

usciamo dal mare per asciugare le ossa dell'Andrea
alla fontana dei colombi nella casa di pietra
E nella casa di pietra chi ci sarà
nella casa dell'Andrea che non è marinaio
gente di Lugano facce da tagliaborse
quelli che della spigola preferiscono l'ala
ragazze di famiglia, odore di buono
che puoi guardarle senza preservativo
E a queste pance vuote cosa gli darà
cose da bere, cose da mangiare
frittura di pesciolini, bianco di Portofino
cervelli di agnello nello stesso vino
lasagne da tagliare ai quattro sughi
pasticcio in agrodolce di lepre di tegole
I pescatori sono condannati a viaggiare e le soste sono fonte di frustrazione e occasioni per ubriacarsi. La taverna dell'Andrea è quasi una dogana, una terra franca, un luogo dove marinai e gente della terra ferma si incontrano, e  affiora una ostentata scherzosa diffidenza, che si nota nell'assortimento dei cibi immaginati, accettabili e normali (o quasi, per un vero marinaio), contrapposti ad altri, come le cervella di agnello, o il pasticcio di "lepre di tegole" (ossia il gatto, spacciato per coniglio), decisamente e volutamente meno accettabili dalla gente di mare.

E nella barca del vino ci navigheremo sugli scogli
emigranti della risata con i chiodi negli occhi
finché il mattino crescerà da poterlo raccogliere
fratello dei garofani e delle ragazze
padrone della corda marcia d'acqua e di sale
che ci lega e ci porta in una mulattiera di mare
E dopo il vino, la stanchezza, la compagnia delle peggiori prostitute, il "padrone" li richiama al loro dovere. I pescatori sono legati al mare da una "corda marcia d'acqua e sale" che è quella che tiene la barca ormeggiata al porto, unico collegamento tra il mare e la terra ferma. La necessità o la loro scelta di vita, finirà per riportarli al largo.


1 commento:

  1. Vi ringrazio, mi è stato molto utile per un commento sul brano che stiamo facendo a scuola.

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