lunedì 3 settembre 2012

E' vero che abbiamo anche blog!

Eh beh...dai c'era l'estate in mezzo...un discreta lista di impegni...chi vi scrive poi ultimamente non ha tempo neanche di respirare....torneremo a scrivere, a raccontare le canzoni...sappiate però che la Clarissa non si è mai fermata.

E dopo un "4" di bacchette anche settembre inizierà in grande stile!

martedì 3 luglio 2012

Canzone per l'estate


Bastano pochi secondi di questa canzone per ritrovarsi in casa loro, seduti al tavolo della cucina a parlare del più e del meno, mentre i bambini giocano e l'acqua scorre sulle stoviglie...


Guardate che prima o poi le ascolterete tutte, ve lo assicuro. E' solo questione di sapere che canzoni del genere sono già state scritte!

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giovedì 28 giugno 2012

Dentro una canzone - Il testamento di Tito

Vi prego leggete questo post fino alla fine. Non fatelo svogliatamente o in fretta. Se volete davvero approfondire questo brano prendetevi del tempo. Ma soprattutto leggetelo FINO ALLA FINE e vedrete come nelle ultime parole di questa canzone ci sia quel pizzico di sale che da sapore a tutta la canzone.
Perdonatemi se mi dilungo un po', ma questa canzone è spesso travisata e ci tengo particolarmente al fatto che voi possiate vedere questi versi sotto un altro aspetto. Come dicevo prima dell'esegesi di Creuza de Ma, in questi approfondimenti intendo offrire "un punto di vista strettamente personale, atipico, che non considera solo ciò che De Andrè diceva delle sue canzoni ma si appoggia principalmente a ciò che le canzoni dicono a noi, attraverso il testo, il suo significato, e le note che lo accopagnano".

Questa è la canzone che forse è stata esposta maggiormente al linciaggio mediatico e ognuno ha avuto modo di dire la sua su questo brano. Sappiamo che De Andrè non era esattamente un fervente cattolico, ma si è accostato comunque alle figure sacre con il suo album "La buona novella" esaltandone alcuni aspetti e criticandone altri. Il fatto che De Andrè avesse una certa visione, non proprio favorevole alla religione (pur avendone molto rispetto), ha fatto sì che anche i testi meno estremi fossero interpretati unicamente come blasfemi. Con questo album De Andrè intendeva umanizzare maggiormente le figure bibliche (parole sue), raccontandone la vita di tutti i giorni oppure cercando di capire come potessero aver vissuto personalmente certi episodi del vangelo. Il solo fatto che De Andrè si fosse servito dei vangeli apocrifi per la sua opera, fece gridare allo scandalo (ricordiamoci che questo album fu scritto nel 1970). La canzone "Il testamento di Tito" fu etichettata come blasfemia pura, completamente contro le idee della Chiesa e contro la religione Cattolica.

Questa canzone però, come vedremo, offre anche un punto di vista completamente diverso. Infatti mentre la Rai la censurava non proponendola in radio e in televisione, Radio Vaticana la trasmetteva regolarmente...

Tito secondo i vangeli apocrifi era il nome del buon ladrone che fu crocifisso insieme a Gesù e a un terzo uomo (chiamato Dimaco). Questa brano si svolge nello scenario della crocifissione. Tito pende dalla croce esattamente come Gesù, e ripensa a ciò che ha fatto della sua vita.

Il testamento di Tito


Non avrai altro Dio, all'infuori di me,
spesso mi ha fatto pensare:
genti diverse, venute dall'est
dicevan che in fondo era uguale.
Credevano a un altro diverso da te,
e non mi hanno fatto del male.
Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno fatto del male.

Tutta la canzone è un continuo tentativo di sgretolare, contestare e confutare, uno per uno i dieci comandamenti. Tito vuole dimostrare la falsità dei dogmi divini raccontando la sua esperienza. L'idea comune della religione prevede un dio vendicativo che detta una legge e che punisce chi non la osserva.
Il primo comandamento dice "Non avrai altro Dio all'infuori di me". Tito invece racconta di altre persone che fondamentalmente credevano la stessa cosa, seguendo però un dio diverso. Probabilmente Tito si è accostato anche al loro credo e ha scoperto che ciò non gli ha causato sofferenza. Questa è la prima trasgressione di Tito che lo porta a rompere gli indugi: è un primo tentativo di allontanarsi dalla legge di Dio che tutto sommato è andato a buon fine. Questa scoperta innesca una trasgressione continua alla ricerca di una libertà fin'ora negata, costretta e soffocata dai dettami della religione.

Non nominare il nome di Dio,
non nominarlo invano.
Con un coltello piantato nel fianco
gridai la mia pena e il suo nome:
ma forse era stanco, forse troppo occupato
e non ascoltò il mio dolore.
Ma forse era stanco, forse troppo lontano
davvero, lo nominai invano.

La coltellata ricevuta da Tito è simbolo di qualsiasi fatto che sconvolge la nostra vita. Un tumore, una disgrazia, la perdita di qualcosa a noi caro, ci spinge quasi naturalmente a cercare conforto in Dio. L'umiltà di affidarsi a Dio è essenziale per ricevere il suo aiuto. Tito si pone davanti a Dio con superbia e, sentendosi abbandonato, bestemmia. Se noi sappiamo ciò di cui abbiamo bisogno, perchè non siamo capaci di alleviare da soli le nostre sofferenze? Ciò mostra i limiti dell'Uomo.
Onora il padre. Onora la madre
e onora anche il loro bastone,
bacia la mano che ruppe il tuo naso
perché le chiedevi un boccone:
quando a mio padre si fermò il cuore
non ho provato dolore.
Quando a mio padre si fermò il cuore
non ho provato dolore.

Onora il padre e la madre. Tito non trova motivo per osservare questo comandamento e si chiede che senso abbia onorare chi ti ha fatto del male. Se amiamo solo chi ci fa il bene, che merito ne abbiamo?
Tito qui si comporta in maniera del tutto umana e condivisibile da ognuno di noi. Chi potrebbe biasimarlo? Ancora una volta trasgredisce e non soffre per questo.

Ricorda di santificare le feste.
Facile per noi ladroni
entrare nei templi che rigurgitan salmi
di schiavi e dei loro padroni
senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.
Senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.

Tito trova inutile il sacrificio di chi dedica la sua vita ad osservare i precetti della religione. Alla fine le vere bestie che vengono sacrificate sono quelli che a testa bassa e con il cervello spento seguono come pecore (non a caso si parla di sacrificio), chi gli dice quel che deve fare per avere il favore di Dio. Mi raccomando leggete fino alla fine!

Il quinto dice "non devi rubare"
e forse io l'ho rispettato
vuotando in silenzio, le tasche già gonfie
di quelli che avevan rubato.
Ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri, nel nome di Dio.
Ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri, nel nome di Dio.

In questi versi si critica chi ruba rifugiandosi dietro a una legge che lo permette, come le banche o i governi che infliggono tasse ingiuste ai loro popoli.

Non commettere atti che non siano puri
cioè non disperdere il seme.
Feconda una donna ogni volta che l'ami, così sarai uomo di fede:
poi la voglia svanisce ed il figlio rimane
e tanti ne uccide la fame.
Io, forse, ho confuso il piacere e l'amore,
ma non ho creato dolore.

La lussuria è il peccato più difficile da comprendere. La legge di Dio lo vede come un peccato grave ma Tito anche se non ha adempiuto questa legge non ha provocato dolore e si sente giustificato da questo. Un'altra volta.

Il settimo dice "non ammazzare"
se del cielo vuoi essere degno.
guardatela oggi, questa legge di Dio,
tre volte inchiodata nel legno.
guardate la fine di quel nazareno,
e un ladro non muore di meno.
Guardate la fine di quel nazareno,
e un ladro non muore di meno.

In questi versi viene riconosciuta l'innocenza di Gesù e si condanna chi predica bene e agisce male.

Non dire falsa testimonianza
e aiutali a uccidere un uomo.
Lo sanno a memoria il diritto divino
e scordano sempre il perdono.
Ho spergiurato su Dio e sul mio onore
e no, non ne provo dolore.
Ho spergiurato su Dio e sul mio onore
e no, non ne provo dolore.

Un altro comandamento infranto che non provoca dolore a Tito, e un'altra critica a chi fa della legge di Dio una guida essenziale e poi non la mette in pratica. Questo "non provare dolore" è molto importante come vedremo alla fine.

Non desiderare la roba degli altri,
non desiderarne la sposa.
Ditelo a quelli, chiedetelo ai pochi
che hanno una donna e qualcosa:
nei letti degli altri, già caldi d'amore
non ho provato dolore.
L'invidia di ieri non è già finita:
stasera vi invidio la vita.

Di nuovo, Tito non prova dolore. Avete notato quante volte ritorna questa "giustificazione" che porta Tito a trasgredire?

Ma adesso che viene la sera ed il buio
mi toglie il dolore dagli occhi
e scivola il sole al di là delle dune
a violentare altre notti:
io nel vedere quest'uomo che muore,
madre, io provo dolore.
Nella pietà che non cede al rancore,
madre, ho imparato l'amore.

Ecco la chiave di lettura di tutta la canzone. Rileggete questi ultimi versi. Dai rileggili. Fatto?
Tutta la canzone non è altro che un esame di coscienza che Tito fa mentre pende dalla croce a fianco di Gesù. Attraverso questo viaggio nei ricordi della sua vita Tito capisce i suoi errori e si pente. Già, questa canzone non è altro che la storia della salvezza di un uomo che in punto di morte si converte.
Tito sa benissimo tutte le schifezze che ha combinato nella sua vita e trova giusta la sua crocifissione, mentre sa benissimo che Gesù sta soffrendo terribilmente da innocente. Questo lo porta a dirgli "Ricordati di me quando entrerai nel tuo regno (Lc 23,42)". E sapete cosa gli risponde Gesù? "In verità in verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso (Lc 23,43)". In questi ultimi versi ci sta tutto l'amore che Dio ha per gli uomini. Questo non è un incentivo a peccare perchè "tanto poi ci si salva comunque". Ricordiamoci che i ladroni sono due e Dimaco non riceve lo stesso trattamento.

Tito diventa il buon ladrone perchè riconosce i suoi peccati e si pente. Questa è la differenza.

Ricordate tutte le volte in cui Tito non prova dolore? In questi ultimi versi capisce che Qualcuno (Gesù) ha sofferto per lui pur essendo innocente, si è fatto carico delle sofferenze altrui per amore. Ha sofferto Lui al suo posto, si è fatto crocifiggere per i suoi peccati, per salvarlo. E Tito di fronte a questo fatto finalmente capisce e prova quel dolore che non ha mai provato per il male che ha causato.
"Ho imparato l'amore": vedere che Cristo si è lasciato crocifiggere per salvare i peccatori, e quindi anche Tito, mostra il vero amore divino. Amare significa mettere gli altri prima di noi stessi anche se questi sono i nostri nemici.
Probabilmente (ne sono ben conscio) questa chiave di lettura è diversa da quella dell'autore.
Ma voi, siete ancora convinti che questa canzone sia blasfema?



mercoledì 27 giugno 2012

Dentro una canzone - Monti di Mola

Monti di Mola

In li Monti di Mola la manzana
un'aina musteddina era pascendi
in li Monti di Mola la manzana
un cioano vantarricciu e moru era sfraschendi

e l'occhi s'intuppesini cilchendi ea ea ea ea
e l'ea sguttesida li muccichili cù li bae ae ae
e l'occhi la burricca aia di lu mare
e a iddu da le tive escia lu Maestrale
e idda si tunchià abbeddulata ea ea ea ea
iddu le rispundia linghitontu ae ae ae ae

- Oh bedda mea l'aina luna
la bedda mea capitale di lana
oh bedda mea bianca foltuna –
- Oh beddu meu l'occhi mi bruxi
lu beddu meu carrasciale di baxi
lu beddu meu lu core mi cuxi -

Amori mannu di prima 'olta
l'aba si suggi tuttu lu meli di chista multa
Amori steddu di tutte l'ore
di petralana lu battadolu di chistu core

Ma nudda si po' fa nudda in Gaddura
che no lu ènini a sapi int'un'ora
e 'nfattu una 'ecchia infrasconata fea ea ea ea
piagnendi e figgiulendi si dicia cù li bae ae ae

-Beata idda uai che bedd'omu
beata idda cioanu e moru
beata idda  sola mi moru
beata idda ià ma l'ammentu
beata idda più d'una 'olta
beata idda 'ezzaia tolta –

Amori mannu di prima 'olta
l'aba si suggi tuttu lu meli di chista multa
Amori steddu di tutte l'ore
di petralana lu battadolu di chistu core

E lu paese intreu s'agghindesi pa' lu coiu
lu parracu mattessi intresi in lu soiu

ma a cuiuassi no riscisini l'aina e l'omu
chè da li documenti escisini fratili in primu
e idda si tunchià abbeddulata ea ea ea ea
iddu le rispundia linghitontu ae ae ae ae.



Questa canzone è un omaggio di De André alla sua amata terra d'adozione, la Sardegna; Il testo è in dialetto, la musica è tipicamente sarda e ciò immerge totalmente chi ascolta in un certo contesto. "Monti di Mola" è infatti la denominazione in dialetto gallurese della Costa Smeralda. Il brano narra il tenero amore tra un giovane uomo e un'asina, che si incontrano in questa terra. Nessuno si stupisce di questo amore, nessuno si scandalizza, nessuno li deride, nessuno ha dubbi sui loro sentimenti, anzi...c'è anche chi li invidia...

Monti di Mola

Sui Monti di Mola la mattina presto
un'asina dal mantello chiaro stava pascolando
sui Monti di Mola la mattina presto
un giovane bruno e aitante stava tagliando rami

L'incontro tra il giovane e l'asina avviene in maniera casuale. E' un po' come se un giovane andando a lavorare, notasse una bella ragazza sull'autobus..

e gli occhi si incontrarono mentre cercavano acqua
e l'acqua sgocciolò dai musi insieme alle bave
e l'asina aveva gli occhi color del mare
e a lui dalle narici usciva il Maestrale

Ecco l'incrocio degli sguardi, ecco che i due hanno i primi fragili contatti. Così anche la cosa più insignificante (musi insieme alle bave) prende tutt'altra forma e si eleva a poesia (il mare, il Maestrale), un incontro casuale, si trasforma nell'amore.

e lei ragliava incantata ea ea ea ea
lui le rispondeva pronunciando male ae ae ae ae

I due cercano sempre più contatto e dagli sguardi si passa timidamente alle parole. Come sempre accade in queste situazioni il giovane diventa un po' impacciato, imbranato, come tutti gli uomini innamorati. Le diversità fra i due (anche di linguaggio) sono evidenti, ma il giovane si mette totalmente in gioco. Si guardano, si scambiano due parole banali del tipo "Fa freddo oggi eh?" oppure "Scusa sai che ore sono?" facendo appello ad ogni frase fatta pur di attaccare bottone. Poi ad un certo punto qualcuno si sbilancia un po' e cerca di far capire all'altro che si è  innamorato e allora magari che so...ti va un caffè? Che fai oggi? Posso accompagnarti?

- Oh bella mia l'asina luna
la bella mia cuscino di lana
O bella mia bianca fortuna
- O bello mio mi bruci gli occhi
il mio bello carnevale di baci
oh bello mio mi cuci il cuore

Amore grande di prima volta
l'ape ci succhia tutto il miele di questo mirto
amore bambino di tutte le ore
di muschio il battacchio di questo cuore

I due si innamorano. Non c'è altro da dire. Questi versi sono come il primo bacio che fa uscire allo scoperto i sentimenti di ciascuno. Avete presente quella sensazione che si ha quando si inizia una nuova storia? Queste parole così poetiche non sono altro che FARFALLE NELLO STOMACO.

Ma nulla si può fare nulla in Gallura
che non lo vengono a sapere in un'ora
e sul posto una brutta vecchia nascosta tra le frasche
piangendo e guardando diceva fra sé con le bave alla bocca

Beata lei mamma mia che bell'uomo
beata lei giovane e bruno
beata lei io muoio sola
beata lei me lo ricordo bene
beata lei più d'una volta
beata lei vecchiaia storta

Il paese è piccolo, tutti si conoscono, tutti parlano degli altri. Questo amore è diventato pubblico, e tra tanta gente che sorride davanti a questa nuova coppia c'è anche chi, benevolmente, li invidia. Beata lei! Lei si che avrà una bella vita, lei sì che starà bene...come per dire che ha trovato un buon partito, "si è sistemata".

Amore grande di prima volta
l'ape ci succhia tutto il miele di questo mirto
 amore bambino di tutte le ore
di muschio il battacchio di questo cuore

Questo ritornello non è più sulla bocca degli innamorati, ora è il paese che in un certo senso approva la nuova coppia.

Il paese intero si agghindò per il matrimonio
lo stesso parroco entrò nel suo vestito

Tutto è pronto. E' come se si stesse per celebrare il matrimonio del secolo. Tutto il paese si prepara a lunghi, lunghissimi festeggiamenti. La chiesa è addobbata, gli invitati sono seduti, il parroco ha già indossato la veste, tutti attendono l'arrivo della sposa.

ma non riuscirono a sposarsi l'asina e l'uomo
perché ai documenti risultarono cugini primi
e lei ragliava incantata ea ea ea ea
lui le rispondeva pronunciando male ae ae ae ae.

Il sogno d'amore si infrange tutto in un colpo. Ascoltando la canzone quasi ci si è dimenticati che si parlava dell'amore tra un uomo e un'asina. Nessuno ha fatto notare la cosa. Nessuno si è meravigliato, nessuno si è scandalizzato. Questo amore è approvato da tutti, non perchè sia una cosa "normale" ma semplicemente perchè loro sono due innamorati. Non conta nulla il fatto che si parla dell'amore tra un uomo e un animale. Loro si amano e basta, e questo cancella ogni differenza.

Il matrimonio non può essere celebrato per un problema strettamente burocratico. Il dialogo tra i due, espressione di grande gioia per tutta la canzone ora è velato dalla tristezza.
 In questo finale vi è però anche una punta di ironia, alludendo infatti che l'uomo e l'asino siano parenti è un po' come mettere l'animale più intelligente del mondo sullo stesso piano di quello che ha la fama di essere il più stupido.


 



domenica 24 giugno 2012

Piccola anticipazione

Le migliaia di lettori mi scuseranno per la poca attività sul blog. Purtroppo sono un tantino impegnato...
In ogni caso, stasera suoniamo a Imola e questa è la scaletta che abbiamo preparato per questo concerto!



AVVENTURA A DURANGO
LE STORIE DI IERI
ANDREA
UNA STORIA SBAGLIATA
DON RAFFAE’
GEORDIE  
CARLO MARTELLO  
CREUZA DE MA 
MONTI DI MOLA  
KHORAKHANE’  
IL TESTAMENTO DI TITO 
A DUMENEGA  
QUELLO CHE NON HO  
VOLTA LA CARTA  
IL PESCATORE



Vi aspettiamo!

giovedì 14 giugno 2012

Le prove

Ah, le prove, le prove...Non se ne fanno mai abbastanza. Il problema è che un giorno ha solo 24 ore e una settimana ha solo 7 giorni! Non è stato facile trovare una sera che andasse bene a tutti, siamo in 7 e tutti abbiamo il brutto vizio di lavorare, studiare e avere una vita. Fatta roba. Per non parlare dei periodi intensi pre-concerto. Comunque ci siamo! Il nostro posticino ce lo siamo ricavati (prima o poi ci sarà un post dedicato alla nostra saletta) e anche la strumentazione a furia di collette ce l'abbiamo! La formazione è "stabile". La Clarissa è accordata, Andrea si lamenta, io ho mal di schiena, Bacardi ha preso l'aspirina, la Mary gioca col cellulare, la Fra accorda il flauto, Bz slega con la chitarra, Luca allunga le dita sulle corde del basso e intanto la birra rimane chiusa. Sarà un successo.

Dentro una canzone - Disamistade

Ok, continuiamo a lasciarci ispirare dai testi delle canzoni con Disamistade. L'arrangiamento da noi proposto si basa sulla versione originale, ma devia accentuando la rabbia e l'esasperazione di un paese messo sotto scacco da due famiglie che si contendono il territorio innescando una violenta faida ("disamistade" significa inimicizia, ma ha come estensione il termine faida, appunto).

Disamistade

Che ci fanno queste anime davanti alla chiesa
questa gente divisa questa storia sospesa


La ricerca di speranza e di normalità è il filo conduttore della canzone. Gli innocenti spettatori di una rivalità che non gli appartiene cercano conforto nella Chiesa. Questi primi versi sono intervallati da un vero e proprio lamento di chi canta.

a misura di braccio a distanza di offesa
che alla pace si pensa che la pace si sfiora

due famiglie disarmate di sangue si schierano a resa
e per tutti il dolore degli altri è dolore a metà


La faida tra bande è sempre circoscritta all'interno di un territorio che solitamente è molto ristretto ("a misura di braccio"). La pace si avrà solo quando una delle due famiglie prevarrà sull'altra, cioè quando una delle due parti cesserà di esistere e verrà "disarmata di sangue", (non ci sarà più nessuno da uccidere). Non importa se questa guerra ha come effetto collaterale la sofferenza di un paese intero, perchè "il dolore degli altri è dolore a metà", è di poco conto. Chi se ne frega.

si accontenta di cause leggere la guerra del cuore
il lamento di un cane abbattuto da un'ombra di passo
si soddisfa di brevi agonie sulla strada di casa
uno scoppio di sangue un'assenza apparecchiata per cena
e a ogni sparo di caccia all'intorno si domanda fortuna


I motivi di questa guerra sono futili, ad ogni sparo ci si chiede se la faida possa aver coinvolto qualche ignaro spettatore, non necessariamente uno dei propri cari, ma semplicemente un innocente. Il sacrificio degli innocenti è diventato talmente frequente che ci si meraviglia se non accade, attribuendo questo fatto alla semplice fortuna.

che ci fanno queste figlie a ricamare a cucire
queste macchie di lutto rinunciate all'amore
fra di loro si nasconde una speranza smarrita
che il nemico la vuole che la vuol restituita
e una fretta di mani sorprese a toccare le mani
che dev'esserci un modo di vivere senza dolore

una corsa degli occhi negli occhi a scoprire che invece
è soltanto un riposo del vento un odiare a metà
e alla parte che manca si dedica l'autorità
che la disamistade si oppone alla nostra sventura

questa corsa del tempo a sparigliare destini e fortuna


che ci fanno queste anime davanti alla chiesa
questa gente divisa questa storia sospesa


La canzone termina come è iniziata a simboleggiare una catena di violenza che non ha fine. La perdita della speranza tocca le persone nelle piccole realtà di ciascuno e nella quotidianità vissuta alla ricerca di una vita senza dolore. L'assenza di speranza, rubata dal nemico, costringe le persone a vivere in maniera frenetica fino a scoprire che non può esistere riposo, e che l'odio farà sempre parte della loro vita. L'assenza di autorità è quasi una scusante, si scarica la responsabilità su chi non c'è.




Dentro una canzone - Le storie di ieri

Questa canzone è stata scritta da Francesco De Gregori (coautore e grande amico di De Andrè) con lo scopo di inserirla in uno dei suoi album. Inizialmente scartata, la canzone venne ripresa da De Andrè nell'album "Volume VIII" scritto a 4 mani insieme allo stesso De Gregori.

Le storie di ieri

Mio padre aveva un sogno comune
condiviso dalla sua generazione
la mascella al cortile parlava
troppi morti lo hanno tradito
tutta gente che aveva capito.

Tutta la canzone è un continuo alternarsi tra il passato e il presente, tra la Storia vissuta da un padre, e la Storia delle nuove generazioni. Come spesso accade si inizia con il passato per poter meglio comprendere il presente e il futuro. Già dai primi versi iniziano i riferimenti al fascismo: "la mascella" infatti, è forse il tratto più caratteristico del Duce, che però viene subito sminuito, perchè invece di parlare in una piazza occupata da una folla oceanica, viene relegato in un misero cortile.

E il bambino nel cortile sta giocando
tira sassi nel cielo e nel mare
ogni volta che colpisce una stella
chiude gli occhi e si mette a sognare
chiude gli occhi e si mette a volare.

I bambini di oggi vivono nella più totale incosapevolezza di tutto ciò che è successo nel  Ventennio, ma anche lo stesso cortile si presta a tutt'altro scopo.

E i cavalli a Salò sono morti di noia
a giocare col nero perdi sempre
Mussolini ha scritto anche poesie
i poeti che strade creature
ogni volta che parlano è una truffa.

I "cavalli" segno di fierezza e trionfo, sono i fascisti duri e puri, che alla lunga finiscono per annoiare con i loro discorsi sempre uguali. Con ironia si fa riferimento al gioco degli scacchi dove "col nero perdi sempre". In questi versi Mussolini è visto più sul lato umano che storico, e la sua capacità di dedicarsi anche all'arte e ai sentimenti, è vista come una truffa, poichè ciò è in netto contrastro con la sua spregevole fama.

Ma mio padre è un ragazzo tranquillo
la mattina legge molti giornali
è convinto di avere delle idee
e suo figlio è una nave pirata
e suo figlio è una nave pirata.

Questa è la medicina contro la dittatura: la tranquillità, la libertà di informazione, la libertà di pensiero. Qui forse mi allontano un poco dal pensiero originale dell'autore ma ogni testo si presta a più interpretazioni, lo dico per correttezza. Nel bambino comincia a prendere forma la consapevolezza che ciò che prima veniva presentato in modo duro e fiero, ora si insunua nelle cose normali, mascherato da buoni sentimenti e giuste speranze. La "nave pirata" è in contrapposizione con la tranquillità del padre, in questo modo viene descritto il fermento proprio di ogni nuova generazione.

E anche adesso è rimasta una scritta nera
sopra il muro davanti casa mia
dice che il movimento vincerà
il gran capo ha la faccia serena
la cravatta intonata alla camicia.

Nella sorpresa di notare una scritta nera che inneggia al fascismo, il bambino realizza che oggi i pensieri più orribili possono celarsi anche dietro una faccia pulita e un bel vestito. L'invasione dei propri spazi poi (la scritta è davanti a casa) rende ancora più concreta e vicina la minaccia. 

Ma il bambino nel cortile si è fermato
si è stancato di seguire gli aquiloni
si è seduto tra i ricordi vicini i rumori lontani
guarda il muro e si guarda le mani
guarda il muro e si guarda le mani
guarda il muro e si guarda le mani.

Il bambino ora prende la consapevolezza che è ora di fermarsi, di smettere di giocare e confrontando i ricordi del padre con il suo presente, capisce che è ora di agire, di rimboccarsi le maniche per non ricadere negli stessi errori. Ora tocca a lui, guarda il muro e si guarda le mani.

Il nostro arrangiamento si è ispirato a questa versione:






La fedeltà


La fedeltà in fondo che cos'è.........eh eh!

mercoledì 13 giugno 2012

Dentro una canzone - Andrea

Questa canzone parla di un amore inusuale e probabilmente segreto a cui la morte pone fine. E' necessario quindi un testo tutt'altro che esplicito, il che lo rende molto più sensibile. La dinamicità della canzone quasi non permette di carpirne il significato. La musica allegra e ritmata, nasconde sofferenze che devono rimanere celate dal leggero velo che ha sempre avvolto questo amore che è iniziato nel segreto, e nel segreto è condannato a finire. La figura di "Riccioli neri" di per sè non svela ciò che poi De Andrè ha voluto spiegare di persona e cioè che in realtà si tratta dell'amore tra due uomini. 
Andrea
Andrea s'è perso s'è perso e non sa tornare
Andrea s'è perso s'è perso e non sa tornare
Andrea aveva un amore Riccioli neri
Andrea aveva un dolore Riccioli neri.
La morte della persona amata, porta a uno svuotamento profondo dell'anima, ma chi rimane, si "perde" e spesso non tornerà mai più ad amare allo stesso modo.
C'era scritto sul foglio ch'era morto sulla bandiera
C'era scritto e la firma era d'oro era firma di re

La notizia della morte di un soldato, veniva e viene tutt'ora portata ai suoi cari assieme a una bandiera ripiegata. Come espressione di riconoscenza per il sacrificio offerto alla patria, era il Re in persona che esprimeva il suo cordoglio. Ma cosa se ne fa di una firma d'oro chi ha perso la persona amata? La scelta del tempo imperfetto trasforma questi versi in un ricordo.

Ucciso sui monti di Trento dalla mitraglia. Ucciso sui monti di Trento dalla mitraglia.

Assieme ai versi precedenti, queste righe ci danno un collocamento storico della vicenda: la firma del Re e i monti di Trento sono un riferimento alla prima guerra mondiale.


Occhi di bosco contadino del regno profilo francese
Occhi di bosco soldato del regno profilo francese

E Andrea l'ha perso ha perso l'amore la perla più rara
E Andrea ha in bocca un dolore la perla più scura.

Il ricordo della persona amata divora la mente e il cuore di Andrea, e la perla più rara e preziosa si trasforma nel più cupo dolore.


Andrea raccoglieva violette ai bordi del pozzo
Andrea gettava Riccioli neri nel cerchio del pozzo

In questi versi si descrive una "sepoltura" del tutto personale e astratta. Essendo un'amore omosessuale Andrea non può esprimere come  vorrebbe il suo dolore (ricordiamoci che siamo ai primi del 1900) e così procede a un rito del tutto personale e decisamente più intimo. Raccoglie dei fiori, come si fa per ogni defunto e l'ultimo ricordo della persona amata, quei riccioli neri conservati gelosamente come ricordo d'amore, vengono sepolti, gettati nel pozzo. 
Il secchio gli disse - Signore il pozzo è profondo
più fondo del fondo degli occhi della Notte del Pianto.

Ascoltando quest'ultima parte della canzone si ha quasi l'impressione di partecipare al dialogo con il secchio. Andrea è disperato, e il suo amato riposa già sul fondo del pozzo. Il desiderio di raggiungerlo è molto forte. Il secchio allora interviene come farebbe ognuno di noi cercando di evitare il peggio, lui sa bene che il pozzo è profondo...

Lui disse - Mi basta mi basta che sia più profondo di me.
Lui disse - Mi basta mi basta che sia più profondo di me.
Andrea si lascia cadere nel pozzo, per porre fine alle sue sofferenze e per poter stare sempre accanto a "Riccioli neri". L'ambiente in cui si svolge tutta la vicenda è quasi fiabesco (il Re, il pozzo, un secchio che parla...) ma il dolore è tremendamente reale.

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Il progetto Clarissa nasce nel 2010 da quattro ragazzi con in comune la passione per la musica di Fabrizio De André. Col tempo, e la tenacia di tutti, è stato possibile trasformare un magazzino di detersivi in una vera sala prove, dove nuovi arrangiamenti prendono forma grazie al lavoro di ciascun componente. Alle chitarre, alle voci e alla batteria, si sono aggiunti poi basso, tastiera e flauto traverso, fino ad arrivare alla formazione attuale che conta 7 elementi. L'idea è quella di riproporre in chiave moderna i brani del celebre cantautore genovese, riarrangiandoli secondo le esigenze dell'attuale contesto musicale, cercando di evitare qualsiasi banalità, senza mai perdere il profondo connubio fra musica e poesia che caratterizza tutta l'opera di Faber. In scaletta ci sono i grandi “classici”, come “Il pescatore”, “Don Raffaè”, "Andrea", “Volta la carta”, “Fiume Sand Creek” e tanti altri, ma trovano spazio anche pezzi meno noti come "Jamin-a", "Disamistade", "Monti di Mola"..... I Clarissa si esibiscono in vari concerti, animando feste o serate in locali di Imola, Bologna e dintorni.

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Dentro una canzone - Creuza de ma


Ogni poesia si apprezza e si capisce meglio se accompagnata da un approfondimento, che aiuti a capirne il pieno significato. Ecco che allora mi sono ripromesso di sviscerare i testi della nostra scaletta, pensando anche ciò che ci ha portato a scegliere una canzone piuttosto che un'altra. Un punto di vista strettamente personale, atipico, che non considera solo ciò che De Andrè diceva delle sue canzoni ma si appoggia principalmente a ciò che le canzoni dicono a noi, attraverso il testo, il suo significato, e le note che lo accopagnano.

Crèuza de ma
Umbre de muri muri de mainé
dunde ne vegnì duve l'è ch'ané
da 'n scitu duve a l'ûn-a a se mustra nûa
e a neutte a n'à puntou u cutellu ä gua
e a muntä l'àse gh'é restou Diu
u Diàu l'é in çë e u s'è gh'è faetu u nìu
ne sciurtìmmu da u mä pe sciugà e osse da u Dria
e a funtan-a di cumbi 'nta cä de pria
E 'nt'a cä de pria chi ghe saià
int'à cä du Dria che u nu l'è mainà
gente de Lûgan facce da mandillä
qui che du luassu preferiscian l'ä
figge de famiggia udù de bun
che ti peu ammiàle senza u gundun

E a 'ste panse veue cose ghe daià
cose da beive, cose da mangiä
frittûa de pigneu giancu de Purtufin
çervelle de bae 'nt'u meximu vin
lasagne da fiddià ai quattru tucchi
paciûgu in aegruduse de lévre de cuppi

E 'nt'a barca du vin ghe naveghiemu 'nsc'i scheuggi
emigranti du rìe cu'i cioi 'nt'i euggi
finché u matin crescià da puéilu rechéugge
frè di ganeuffeni e dè figge
bacan d'a corda marsa d'aegua e de sä
che a ne liga e a ne porta 'nte 'na creuza de mä


 
Iniziamo dal titolo: la locuzione ligure crêuza de mä, nel genovesato, definisce un viottolo o mulattiera, talvolta a scalinata, che abitualmente delimita i confini di proprietà e porta (come del resto fanno praticamente tutte le strade in Liguria) dall'interno verso il mare. Già dal titolo si fa riferimento a una linea di confine che separa due mondi completamente differenti. La traduzione letterale è quindi "viottolo di mare" o, utilizzando un ligurismo, "crosa di mare". L'uso del dialetto esprime la genuinità della canzone, la radica in un certo territorio, in certi usi e costumi che altrimenti andrebbero descritti, ma che non avrebbero lo stesso sapore se "raccontati". Questa canzone apre l'album omonimo, scritto interamente in dialetto.
 
Crèuza de ma

Ombre di facce facce di marinai
da dove venite dov'è che andate
da un posto dove la luna si mostra nuda
Ecco i protagonisti del brano: i pescatori vengono presentati come stranieri della terra ferma, ombre di cui non bisogna fidarsi. Loro vengono da lontano, da un posto "dove la luna si mostra nuda" perchè in mare non ci sono alberi o case o colline che ne ostacolino la vista. 

e la notte ci ha puntato il coltello alla gola
e a montare l'asino c'è rimasto Dio
il Diavolo è in cielo e ci si è fatto il nido
La vita sui pescherecci è pericolosa, si rischia la vita. Il mare non è la terra ferma, in mare non c'è Dio, il mare li abbandona in balia degli elementi.

usciamo dal mare per asciugare le ossa dell'Andrea
alla fontana dei colombi nella casa di pietra
E nella casa di pietra chi ci sarà
nella casa dell'Andrea che non è marinaio
gente di Lugano facce da tagliaborse
quelli che della spigola preferiscono l'ala
ragazze di famiglia, odore di buono
che puoi guardarle senza preservativo
E a queste pance vuote cosa gli darà
cose da bere, cose da mangiare
frittura di pesciolini, bianco di Portofino
cervelli di agnello nello stesso vino
lasagne da tagliare ai quattro sughi
pasticcio in agrodolce di lepre di tegole
I pescatori sono condannati a viaggiare e le soste sono fonte di frustrazione e occasioni per ubriacarsi. La taverna dell'Andrea è quasi una dogana, una terra franca, un luogo dove marinai e gente della terra ferma si incontrano, e  affiora una ostentata scherzosa diffidenza, che si nota nell'assortimento dei cibi immaginati, accettabili e normali (o quasi, per un vero marinaio), contrapposti ad altri, come le cervella di agnello, o il pasticcio di "lepre di tegole" (ossia il gatto, spacciato per coniglio), decisamente e volutamente meno accettabili dalla gente di mare.

E nella barca del vino ci navigheremo sugli scogli
emigranti della risata con i chiodi negli occhi
finché il mattino crescerà da poterlo raccogliere
fratello dei garofani e delle ragazze
padrone della corda marcia d'acqua e di sale
che ci lega e ci porta in una mulattiera di mare
E dopo il vino, la stanchezza, la compagnia delle peggiori prostitute, il "padrone" li richiama al loro dovere. I pescatori sono legati al mare da una "corda marcia d'acqua e sale" che è quella che tiene la barca ormeggiata al porto, unico collegamento tra il mare e la terra ferma. La necessità o la loro scelta di vita, finirà per riportarli al largo.


martedì 12 giugno 2012

Il sito de "I Clarissa"

Eccoci qua, siamo on line! In questo blog, troverete tutte le informazioni sul gruppo, i concerti e gli eventi a cui parteciperemo e.....parteciperete! Il sito è visualizzabile anche in versione "mobile".
Ciao a tutti!

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